SPC 2014 è dedicato a Audre Lorde

È Audre Lorde l’outsider che scrive, confidando nella solidarietà e affinità di donne come lei in un continuum di estranee ed estraniate in molti modi dal sistema, amazzoni guerriere se possibile, donne animate da una forza erotica fonte di resistenza che genera creatività e diventa strumento di liberazione. Sono gli anni dei movimenti per i diritti civili, del movimento studentesco, della controcultura e del rifiuto della politica istituzionale, delle grandi dimostrazioni contro la guerra in Vietnam e della resistenza alla leva, del Black Arts Movement e dell’uccisione di Martin Luther King alla vigilia della marcia dei poveri su Washington, della televisione e della pillola anticoncezionale, e dell’inizio dei movimenti omosessuali prima della rivolta di Stonewall nel 1969.
Chi legge Zami, al di là del piacere di ascoltare la voce chiara, precisa, autorevole e spesso poetica di Audre Lorde nella bella traduzione di Grazia Dicanio, si trova interpellata direttamente e coinvolta negli “affari del mondo”, specie se ha letto anche i suoi saggi politici e i diari ora finalmente in traduzione (NdR Sorella Outsider, traduzione di Margherita Giacobino e Marta Gianello Guida), e forse si meraviglia che i suoi scritti così attuali arrivino con tanto ritardo, e si chiede quale uso ne faremo. Ci porteranno certamente a riflettere sul nostro razzismo; sui tentativi di decolonizzazione in una società dove il colonialismo è tuttora pervasivo mentre l’immigrazione cambia società e vita in modi tangibili ancora da valutare; sulla necessità di rispettare e accogliere le differenze, di tener conto del trattino che le unisce così come unisce il tramite pubblico- privato. Ma ci porteranno anche a riflettere sulla composizione e la politica del femminismo e del lesbismo contemporanei.

• Liana Borghi
Estratto dall’introduzione a Zami. Così riscrivo il mio nome

Fra le piante verdi e l’acquario magico c’era una stanza i cui elementi non riesco più a distinguere nella mente. A parte il divano coperto da plaid che diventava un letto a due piazze e che facemmo traballare mentre ci amavamo tutta la notte fino al mattino chiaro della domenica chiazzato di luce solare verde che entrava dalle finestre di Afrekete.
Mi svegliai nella sua casa cosparsa di quella luce, il cielo intravisto attraverso le finestre del monolocale all’ultimo piano, e Afrekete, conosciuta, addormentata contro il mio fianco.
Il ciuffetto di peli sotto il suo ombelico si appiattiva sotto la mia lingua come le pagine consumate di un libro sfogliato a lungo.

Audre Lorde
Estratto da Zami. Così riscrivo il mio nome